Il dramma argentino emoziona i vicentini
IL GIORNALE DI VICENZA
La memoria. Ricordati i desaparecidos in una serata dell’Asoc
di Anna Manente
È stata sicuramente una serata carica di
emozioni quella di ieri al Teatro dell'Oratorio dei Carmini di Vicenza.
Sul palco si sono susseguiti interventi, testimonianze, racconti
di un paese, l'Argentina, martoriato da sette anni di dittatura
militare, dal 1976 al 1983, e più recentemente dalla crisi
economica che lo ha ridotto alla fame.
Una serata voluta ed organizzata da Asoc, Associazione di solidarietà
e cooperazione vicentina, che dal 1992 si impegna in progetti di
aiuto verso nazioni in difficoltà come l'Eritrea, il Perù,
e l'Argentina, appunto.
Aldo Prestipino, il presidente, interviene per raccontare che sono
due i progetti di Asoc dedi cati a questo paese: il primo, appena
portato a termine con successo, ha consentito di ricostruire un
centro sociale nella Pampa; il secondo, "Medicinali per l'Argentina",
mira ad aiutare quattro ospedali della provincia di Buenos Aires,
che a causa della crisi economica non ricevono i medicinali necessari
da lungo tempo.
Sullo schermo scorrono poi le immagini di "Riflessi. La memoria
sommersa ", monologo che l'attore vicentino Adriano Marcolini,
ha realizzato in collaborazione con l'associazione teatrale "Theama.
Teatro e Spettacolo", e che sviluppa un parallelo tra i racconti
di deportazione di Primo Levi, pubblicati nel '46 e la dittatura
militare argentina, avvenuta 30 anni dopo.
Ma la storia che ci tocca più da vicino è sicuramente
quella introdotta da Emiliano Fernandez, che a Vicenza gestisce
una scuola di tango, ma che è soprattutto impegnato come
volontario nel gruppo di Asoc per l'Argentina. È la storia
di Estela, donna argentina sposata con Guido Carlotto un vicentino
emigrato da Arzignano, oggi presidentessa del Movimento Abuelas
de Plaza de Mayo, che durante la dittatura ha lottato duramente
per la ricerca dei desaparecidos.
Laura, figlia di Estela e di Guido, è stata una delle oltre
30.000 vittime del "processo di riorganizzazione nazionale",
ad opera della dittatura militare iniziato nel marzo del '76, volto
ad eliminare tu tti i nemici del regime.
Ma quando è stata rapita, nel 1977, Laura era incinta, e
come molte delle altre giovani donne argentine deportate, di età
compresa tra i 16 e i 29 anni, ha dato alla luce il figlio nei campi
di prigionia, figlio che le è stato poi strappato dalle braccia.
I suoi carnefici lo hanno dato in adozione ad una famiglia che ora
Guido - avrebbe dovuto infat ti chiamarsi come il nonno - crede
sua.
Questo crudele destino è toccato ad oltre 500 bambini nati
in prigionia; 100 di loro sono stati ritrovati e sono ora ritornati
alla famiglia d'origine, gli altri, e tra questi anche il nipote
di Estela, ignorano completamente la loro origine, le loro radici,
la loro storia.
È da oltre vent'anni che Estela guida il movimento delle
nonne: all'inizio erano in 12, si riunivano in una pasticceria di
Buenos Aires, "Las Violetas", dove sedute davanti ad una
fetta di torta, fingendo di festeggiare il compleanno di una di
loro, parlavano in codice, scrivevano lettere alle più alte
cariche politiche dei paesi liberi, persino all'uomo bianco (cioè
il Papa, secondo il loro linguaggio segreto) per ottenere l'aiuto
necessario a combattere e vincere la loro battaglia.
Da allora di tempo ne è passato, ma Estela, che oggi ha superato
i settant'anni d'età, continua a lottare, anche con mezzi
moderni, come l'esame del dna, fatto direttamente sui nonni dei
bambini scomparsi (dal momento che i genitori sono stati tutti uccisi
dal regime), che ha consentito il ricongiungimento di molte famiglie.
Il Movimento Abuelas porta avanti anche un nuovo progetto: "l'archivio
della memoria": immagini, volti, suoni, ricordi quotidiani
che aiuteranno i bambini ritrovati a ricostruire le proprie origini.
Estela continu a a combattere, nulla la ferma, nemmeno i tentativi
di attentato subiti (l'ultimo nel settembre 2002); avrebbe dovuto
essere presente ieri sera, ma purtroppo a causa di problemi di salute
ha dovuto concedersi un po' di riposo, solamente una pausa nella
sua lotta, che entro breve riprenderà e che la porterà
nella nostra città il prossimo mese di aprile.