18 Dicembre 2003 a Vicenza manifestazione nazionale sui diritti dei migranti
IL GIORNALE DI VICENZA
Venerdì 19 Dicembre 2003 cronaca Pagina 11
Al Centro Sport Palladio una manifestazione nazionale voluta dai
sindacati confederali. Sul palco i leader nazionali Pezzotta, Epifani
e Loy. «No alla Bossi-Fini che costringe alla clandestinità.
Il Governo riconosca la convenzione Onu che detta regole minime
per la tutela di tutti gli immigrati»
« Il Veneto produce anche e, soprattutto, grazie agli immigrati. Il mitico modello del Nord-Est nasce e continua anche con le loro braccia e le loro teste ». I sindacati non hanno dubbi, solo certezze. Anzi, dalla loro parte ci sono anche i numeri. E a dirlo questa volta sono Savino Pezzotta, segretario nazionale della Cisl, Guglielmo Epifani della Cgil e Guglielmo Loy della Uil. Lo hanno sostenuto ieri pomeriggio davanti ad oltre duemila lavoratori, molti extracomunitari, alcuni arrivati dalla Puglia, dalla Sardegna, dal Friuli, dalla Lombardia, dal Trentino che si sono raccolti al Centro Sport Palladio.
Molti quelli provenienti da Bassano, Schio, Thiene,
Valdagno, Noventa e alcuni da paesi del Veronese. L'appuntamento
era di quelli che non si potevano perdere: una manifestazione nazionale
per ribadire i diritti dei migranti, che sono diritti di tutti.
Una serata per dire che il fenomeno migratorio è strutturale,
connaturato alla storia dell'uomo e alla sua evoluzione. «
Non solo giustificato dalle condizioni inumane dalla quali fuggono
i migranti, ma un vero e proprio diritto dell'uomo a migrare per
cercare condizioni comunque migliori di esistenza per sè
e per i suoi famigliari ».
Un fenomeno che non trova ancora risposte nel problema della casa,
nell'istruzione, nelle leggi e nelle disposizioni dello Stato. «
Nel mondo - ha ricordato Pezzotta citando i dati dell'Onu- 175 milioni
di persone risiedono in un paese differente da quello di nascita
, una cifra raddoppiata negli ultimi 25 anni. Di questi quasi un
terzo: 56 milioni vive in Europa. Per cui bisogna rimboccarsi le
maniche e cominciare a pensare in maniera diversa per gestire un
fenomeno che non rappresenta solo un'emergenza ».
E il primo passo è quello di chiedere al governo italiano
di ratificare la convenzione dell'Onu che stabilisce regole minime
di tutela dei diritti fondamentali dei migranti. Accordo entrato
in vigore nel luglio scorso, ma che nessun Paese europeo ha finora
firmato. « Non si tratta che di un primo passo - ha ricordato
Epifani, segretario nazionale della Cgil - per affrontare il tema
dell'immigrazione senza quella sufficienza e quella approssimazione
che ha contraddistinto il nostro Paese ».
Dalla convenzione Onu alla legge Bossi-Fini considerata, inutile,
dannosa, penalizzante per chi si vuole inserire nel mondo occupazionale.
« Si tratta - ha ribadito Pezzotta - di un insieme di norme
tese ad impedire l'ingresso degli immigrati, una sorta di percorso
ad ostacoli che raggiunge solo l'obiettivo di relegare gli stranieri
in una clandestinità obbligata, spingendoli verso la criminalità
ed in balia di trafficanti senza scrupoli. Senza contare che i regolamenti
della Bossi-Fini non sono ancora decretati dal Governo di cui conosciamo
solo ipotesi-informali e sui quali si mantiene una pregiudiziale
al confronto e al dialogo ».
« Non ci possono essere solo politiche, provinciali o regionali
per l'immigrazione - ha ricordato Guglielmo Loy della Uil - perchè
in questo modo rischiamo di restare un paese che continuerà
ad accogliere , ma che non offrirà vere politiche di integrazione
».
Una parola quest'ultima che risuona spesso dai microfoni del Centro
Sport Palladio, infatti per i rappresentanti sindacali la scelta
è una sola: «cambiare i meccanismi che permettono l'arrivo
legale nel nostro paese dei lavoratori stranieri per permettere
realmente l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro, separando
l'obbligo del contratto al permesso di soggiorno. Operazione possibile
- a detta dei sindacati - con l'istituzione di un permesso temporaneo
di sei mesi per la ricerca di un'occupazione come auspicato in un
documento del parlamento europeo ».
E ancora il diritto di voto « che deve diventare un'architrave
di questa nuova cittadinanza perchè finchè gli immigrati-
ha sostenuto Pezzotta - non si occuperanno di politica con la partecipazione
democratica, la politica non si occuperà di loro ».
Meno burocrazia è più servizi: nella questura di Vicenza
ci vogliono cinque mesi per ottenere l' appuntamento per il rinnovo
del permesso di soggiorno. « Pensiamo sia utile delegare ai
Comuni parte dell'attività; dello sportello immigrati delle
questure per rendere più semplici le procedure e i documenti
necessari per i ricongiungimenti familiari ».
Parole già sentite, concetti ribaditi, basta tornare un po'
indietro. Vicenza 15 maggio 2002 : prima giornata di sciopero dei
lavoratori immigrati in difesa dei loro diritti: casa, istruzione,
lavoro e per dire no alla legge Bossi-Fini.
Vicenza 18 dicembre 2003: a più di un anno di distanza si
torna a manifestare, sempre in città,"Diritti dei migranti,
diritti di tutti". Tra le due manifestazioni un filo conduttore:
la voglia di contare, la voglia di inserirsi e di far parte di un
tessuto economico e sociale che spesso non ha maglie abbastanza
larghe per accogliere tutti. « Volevano braccia - ha ricordato
Giuseppe Benetti, segretario provinciale della Cisl - sono arrivate
persone, che spesso non trovano casa. Ora rischiano anche di essere
licenziate. Immigrati, che se perdono il lavoro qui, nel Vicentino,
dopo anni di permanenza, diventano stranieri nei loro paesi d'origine..
.».
Più di duemila lavoratori sugli spalti Molti arrivati da Puglia e Sardegna «Una giornata da non dimenticare»
(c.r.) Sedici pullman, quelli organizzati dai
sindacati. Ma molti hanno scelto l'auto, finito il turno in fabbrica
sono arrivati al Centro sport Palladio per manifestare.
Ieri sera toccava a loro rappresentare gli oltre 55mila lavoratori
immigrati che vivono in provincia ( il 9 % della popolazione) e
quelli che risiedono su tutto il territorio nazionale. Toccava a
loro rappresentare le badanti, i clandestini, quelli che dormono
in appartamenti di 50 metri quadrati dividendoli con dieci connazionali
ad affitti proibitivi. Toccava a loro ricordare quelli che bussano
alle porte del ricovero notturno della Caritas o dell'albergo cittadino
di viale S. Lazzaro in città perchè non hanno una
casa. Toccava a loro ricordare i turni in fabbrica, le scuole dei
figli, le file in questura per avere un documento di soggiorno o
per richiedere il ricongiungimento dei famigliari. Toccava a loro,
agli immigrati e a chi in questi anni li ha rappresentati e tutelati,
chiedere maggiori garanzie, più diritti in vista di un'integrazione
che dalle carte passi definitivamente ai fatti.
« Non ci aspettavamo tanta gente - dice Oscar Mancini, segretario provinciale della Cgil- e questo è un segnale importante che vogliamo dare anche alle istituzioni che governano la città. Gli immigrati non si possono ignorare e questo i Comuni lo devono capire ».
Scuola, formazione, si batte sempre sugli stessi tasti. E in tema sanitario Guglielmo Loy della Uil ha ricordato come gli immigrati non vengano inclusi come residenti nella ripartizione dei finanziamenti statali da destinare alle Ulss. « Di fatto - ha ricordato- pagano contributi, ma lo Stato continua ad ignorarli e questo è inconcepibile....» .
Poco dopo le 21 il tempo delle parole è finito non resta che quello della musica. E la festa è assicurata.