Eritrea: gesti di distensione verso l'ONU
di Giampietro Testolin
Il Governo di Asmara riapre un'importante asse di comunicazione da mesi interdetto ai convogli umanitari. Ma gli spostamenti all'interno del Paese rimangono problematici
Asmara – Il Governo eritreo ha deciso di
riaprire al transito dei convogli delle missione di pace delle
Nazioni Unite, una delle principali arterie di collegamento del
Paese: l'asse che dalla capitale conduce a Barentu, passando per
Keren, interdetta da marzo. L'Onu, che dal settembre 2000 ha avviato
la missione Unmee (United Nations mission to Ethiopia and Eritrea)
con l'incarico di pattugliare i circa mille chilometri di frontiera
non ancora delimitata tra l'Eritrea e la vicina Etiopia, aveva
più volte denunciato come, con la chiusura del tracciato,
Asmara stesse ostacolando le attività del contingente umanitario.
Il Governo Eritreo aveva giustificato la decisione di negare l'accesso
all'importante via di comunicazione, asserendo che il personale
ONU intendeva andare al di là del proprio mandato per controllare
i movimenti delle truppe locali.
"Si tratta di un gesto di apertura significativo –
commenta Gian Pietro Testolin, responsabile per la cooperazione
dell'ASoC (Associazione Solidarietà e Cooperazione) e collaboratore
di Overseas per il Paese del Corno d'Africa – il cui significato,
a mio avviso, può essere considerato duplice. Da un lato,
l'Eritrea intende dimostrare di volersi impegnare concretamente
nel difficile processo di pace. Dall'altro, ritengo che ad Asmara
stia emergendo la consapevolezza di come, dopo l'11 settembre,
i riflettori della politica internazionale abbiano iniziato a
spegnersi sui problemi di questo Paese, per orientarsi verso il
Medio Oriente: di conseguenza, la classe dirigente sta lentamente
accantonando l'orgoglio nazionale, rendendosi conto di non potendo
più rinunciare agli aiuti dell'ONU".
Quello tra Eritrea e Etiopia può essere definito oggi un
conflitto latente. Le ostilità tra i due Paesi nacquero
all'indomani dell'indipendenza dell'Etiopia, riconosciuta come
Stato internazionale autonomo nel 1993. I confini della nuova
realtà nazionale venivano però a precludere all'Etiopia
l'accesso al mare. Deterioratisi progressivamente, i rapporti
tra i due Paesi del Corno d'Africa degenerano infine in una sanguinosa
guerra apertasi nella primavera del 1998 . Affrontata ufficialmente
nel dicembre 2000, quando i due Paesi belligeranti misero fine
al conflitto ratificando gli accordi di Algeri, la questione dei
confini rimane in realtà ancora oggi oggetto di controversie
.
"Lo Stato Eritreo – ricorda a tal proposito Testolin,
che coordina progetti nell'area della città di Badme, uno
dei principali oggetti di contesa – è nato sovrapponendosi
ai confini arbitrariamente stabiliti dall'Europa coloniale seguendo
meridiani e paralleli. Ora, naturalmente, gli equilibri sono delicati,
e si potrà parlare di pace vera e propria solo tra diversi
anni" .
Se la riapertura dell'asse Asmara-Keren-Berentu è valutata
dagli osservatori internazionali come un significativo segnale
distensivo, le comunicazioni all'interno del Paese rimangono ancora
assai difficili. "Fatto salvo un'area di circa cento chilometri
attorno alla capitale – spiega infatti Valentina Zita, volontaria
impegnata in Eritrea per un progetto sanitario del CESVI (Cooperazione
e Sviluppo) – per muoversi all'interno del Paese occorre
avere delle autorizzazioni governative e convivere con la logica
dei Checkpoint". Nelle aree interne dell'Eritrea esistono
infatti numerosi gruppi paramilitari e nuclei destabilizzatori.
"Ma ciò che preoccupa maggiormente della situazione
interna dell'Eritrea – conclude Testolin – è
la povertà dilagante: da alcuni mesi anche alcuni generi
di prima necessità sono diventati estremamente difficili
da reperire"
Settembre 2004