L'OIL dichiara il 12 giugno "Giornata internazionale contro il lavoro minorile"
Da sempre nei Paesi ad economie deboli, dove la povertà rappresenta il comune denominatore della maggioranza della popolazione, milioni di bambini lavorano. Per evitare questo dovrebbe diventare realtà quel mondo ideale che tutti auspichiamo, ma purtroppo lo scenario attuale è caratterizzato da sempre maggiori concentrazioni della ricchezza con conseguente allargamento delle fasce di povertˆ e dal dilagare dellÕingiustizia.
Il caso dell'Argentina è un esempio illuminante: in un decennio, con il beneplacito della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, il Paese è passato dal benessere al disastro economico e sociale. In questo contesto le proposte sostenute da molti organismi internazionali di pagare meglio gli adulti in modo che i bambini non debbano lavorare, sono velleitarie nel macro; infatti non reggono qui nel ricco e avanzato nord del mondo, basti guardare alla accelerazione che stanno avendo i processi di delocalizzazione (con moltissime imprese italiane coinvolte) che vanno a cercare costi produttivi ed ambientali sempre inferiori: perché mai dovrebbero funzionare nel Sud del mondo?
Una giornata mondiale contro il lavoro minorile può servire?
Per decenni intere generazioni hanno creduto nelle indicazioni delle agenzie internazionali, in attesa del benessere mondiale, ma dopo anni di grandi summit internazionali per combattere la fame, le malattie, portare pace e sviluppo, le generazioni attuali stanno perdendo la speranza.
Lo scenario si ripete anche sul fronte dello sfruttamento del lavoro dei minori: le sempre più articolate legislazioni internazionali o nazionali contro il lavoro minorile, se hanno un grande valore culturale, non riescono ad evitare che milioni di bambini poveri continuino purtroppo a fare i conti con la sopravvivenza e le cattive condizioni della loro esistenza.
In questo contesto non si possono biasimare coloro che in ragione del fallimento di tanti piani e progetti, in diverse realtˆ del sud del mondo, hanno smesso di aspettare la "speranza di un più giusto ordine mondiale" e si sono posti l'obiettivo di migliorare l'esistente.
Da oltre 25 anni esistono Movimenti organizzati di Bambini ed Adolescenti lavoratori, anche detti Nats (acronimo latinoamericano che sta per Niños/as Adolescentes Trabajadores). Essi sono presenti in tutti i Paesi latino-americani, in molti Paesi africani e alcuni Paesi asiatici. Sono movimenti costituti da minori che difendono il loro diritto al lavoro, che operano per migliorare le loro condizioni di vita, lottando contro lo sfruttamento e reclamando il diritto allo studio e al gioco per tutti.
Formati da bambini che eleggono i loro rappresentanti a livello di cantiere o di quartiere, di città, di provincia, di regione, di nazione e a livello internazionale, questi movimenti sono portatori di una proposta pedagogica e metodologica elaborata nel Sud del mondo e lì testata nelle peggiori condizioni ambientali.
I delegati bambini da anni chiedono che nei consessi internazionali, laddove si discutono i temi del lavoro minorile, sia riconosciuto loro il diritto di essere ascoltati, ma per tutta una serie di ragioni, non ultima quella che hanno idee e proposte alternative a quelle delle Agenzie Internazionali più accreditate, di fatto sono stati fin qui esclusi o tenuti ai margini.
Nelle aree poverissime, con tassi di disoccupazione del 50% e più, l'unica forma di lavoro possibile è il lavoro informale, che per sua natura non dà la certezza di un reddito giornaliero: se il capo famiglia trova qualche ingaggio, o riesce a rivendere qualcosa porterà a casa quanto abbisogna per sfamare la famiglia; ma spesso ciò non accade perché troppi disoccupati e poco lavoro determinano una forte selezione, di conseguenza anche le madri e i bambini sono costretti a mettere in atto le più disparate strategie di sopravvivenza.
E di strategie, in quelle situazioni, oltre al lavoro, ve ne sono diverse e le conosciamo: il rifugiarsi ai margini sniffando colla, organizzarsi in baby gangs, prestarsi alla prostituzione, ecc. (Child Labour). Il lavoro infantile - inteso invece come Child Work - è tra tutte queste, quella che, se svolta in condizioni accettabili, permette una notevole presa di coscienza, assunzione di responsabilitˆ, recupero di autostima, e acquisizione di competenze molteplici.
Lo hanno dimostrato bene in questi anni i Movimenti dei Bambini/e ed Adolescenti Lavoratori organizzati, che sollecitano un fronte comune per combattere tutti quei reati nei quali è coinvolta l'infanzia, come appunto la prostituzione, la schiavitù, il traffico di droghe, ecc. ma allo stesso tempo chiedono di a riconoscere al bambino lavoratore il diritto ad un lavoro degno e di essere protagonista della propria emancipazione.
Una idea che cozza con il taglio abolizionista del lavoro minorile che propone l'Organizzaione Internazionale del Lavoro (Oil) all'interno della "Giornata Internazionale contro il Lavoro Minorile", proprio preché quanto prodotto con il lavoro dai bambini del Sud del mondo, quando non rientra tra i reati, è un diritto alla sopravvivenza.
Attorno all'idea di riconoscere il diritto alla sopravvivenza ha preso vita in tante realtà del sud del mondo a strategie di appoggio scolare e alimentare, creare laboratori produttivi (per questo i Movimenti esprimono contrarietà al boicottaggio dei prodotti fatti con manodopera infantile) per bambine e bambini lavoratori facilitando la loro autorganizzazione e contrastastando le forme di sfruttamento sul lavoro.
Tutti questi temi sono stati discussi nelle assemblee e nelle riunioni di base del Movimento Mondiale dei "Nats", ratificati nel loro convegno mondiale del 1996 a Kundapur (India), e recentemente, a Milano, dove sono state formulate proposte e indicate possibili soluzioni. Lo stesso Movimento Mondiale dei Bambini ed Adolescenti lavoratori organizzati ha deciso di convocare per il prossimo anno un convegno mondiale dei delegati dei Movimenti dei Bambini ed Adolescenti lavoratori in Europa per far sentire la proposta di valorizzazione critica del lavoro minorile al nord del mondo.
ITALIANATs, Associazione italiana che raggruppa diverse organizzazioni del commercio equo, della cooperazione e della solidarietà che da anni appoggiano i Movimenti dei Bambini ed Adolescenti Lavoratori e dei quali è portavoce ufficiale, con molta modestia, intende suggerire a tutte le Organizzazioni, Associazioni, Istituzioni che si occupano di infanzia in Italia di aprire una riflessione critica sulle forme ed i modi con cui si sta affrontando un tema tanto complesso e delicato quale il lavoro minorile, per i riflessi talvolta devastanti che queste determinano nei Paesi poveri e di ripensare se certe campagne e normative approvate in questi anni non siano carenti soprattutto laddove non tengono conto della ricchezza delle esperienze teoriche e pratiche esistenti nel Sud del mondo.
Ufficio stampa di ITALIANATs, 12 giugno 2003