Dopo gli scioperi ininterrotti di diverse categorie di lavoratori, e dopo che il governo nazionale ha dichiarato lo stato di emergenza, la situazione in Perù si sta lentamente ridimensionando, nonostante rimangano pressoché invariati i fattori scatenanti la crisi.
Fonti peruviane di educatori che collaborano con le organizzazioni dei Nats (bambini/e e adolescenti lavoratori) ci comunicano che dal 27 maggio, giorno in cui è stato proclamato lo stato di emergenza, i settori della sanità e dell'agricoltura hanno accettato la tregua di dialogo proposta dal governo. Questo non si è però verificato nei settori dellÕeducazione e della giustizia, che rimangono diffidenti nei confronti del governo. I maestri hanno perciò continuato a manifestare per le strade, dove il 29 maggio si sono scontrati con i militari che hanno fatto uso di armi da fuoco e dove 44 persone sono rimaste ferite, tra cui uno studente morto.
Negli ultimi giorni anche gli insegnanti hanno firmato accordi con le autorità, anche per la pressione esercitata da una parte del sindacato, che ritiene pericoloso proseguire con il blocco delle scuole.
Di fronte a questa grave situazione, fin dall'inizio si sono alzate le voci dei Movimenti Nats - impegnati da anni nella lotta per la difesa delle loro condizioni di vita e di lavoro - riassunte in un messaggio di solidarietà con gli insegnanti che per 28 giorni continuativi hanno manifestato per ottenere l'aumento dei loro stipendi.
ITALIANATs, rete di associazioni italiane che appoggiano e promuovono le attività dei Movimenti di Bambini/e e Adolescenti Lavoratori organizzati in tutto il mondo, ha inviato una lettera di sostegno ai propri partners peruviani (bambini/e e adolescenti lavoratori organizzati e loro educatori), facendo propria l'analisi che essi hanno elaborato in occasione degli ultimi eventi. Un'analisi che mette in rilievo la disuguaglianza e la marginalizzazione sociale provocate dalle politiche liberiste e dalla globalizzazione del pensiero unico, a loro volta imposte dai grandi poteri economici internazionali.
Il contesto peruviano non è molto diverso da quelli del resto dell'America Latina: tassi di povertà alti (in Perù il 54,1% della popolazione vive ai limiti della povertà e di questo il 25% in condizioni di povertà estrema con meno di 2 dollari al giorno), estrema centralizzazione delle decisioni politiche nelle grandi capitali, instabilità politica e sfiducia dei cittadini nello stato. Di fronte a questa realtà, si sviluppano strategie di sopravvivenza individuali, che portano le persone a cercare con i loro pochi mezzi di arrivare a fine giornata: una di queste riguarda quei bambini, bambine e adolescenti che consapevoli delle difficoltà di sopravvivere incontrate dalle loro famiglie - e da loro stessi sperimentate ogni giorno - oltre ad andare a scuola, e a volte rinunciando a frequentarla, lavorano in condizioni di marginalizzazione e esclusione sociale.
Per migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita, è sorto proprio in Perù nel 1976 un movimento che raccoglie questi bambini/e e adolescenti lavoratori, stimolandoli a lottare insieme per vedersi riconoscere una maggiore dignità di vita, sia dentro la scuola, che nei luoghi di lavoro. Valorizzando un lavoro degno e non sfruttato, che permetta di ricevere una educazione e una formazione adeguate alle loro necessità, questi movimenti autogestiti dai bambini stessi, si sono diffusi in tutta l'America Latina e hanno raggiunto anche gli altri continenti.
L'esperienza e la consapevolezza di questi ragazzi trapela dai documenti da loro scritti, come la lettera per gli insegnanti in sciopero, rispetto ai quali i Nats sentono di condividere un destino comune di lotta contro lo sfruttamento e la negazione dei propri diritti.
Ufficio stampa di ITALIANATs, 11 giugno 2003