Un sindacalista eritreo all'Asoc "Grazie per esserci stati vicini"
IL GIORNALE DI VICENZA
Tekeste Baire ha visitato la sede dell’associazione vicentina
(ma. sm.) Tekeste Baire (nella foto) parla del futuro della sua Eritrea. Lo fa in casa dei vicentini che gli stanno dando una mano, da tanti anni, per portare avanti in quel Paese una politica economica vera e propria, mica un’elemosina improduttiva. Perché questa è la teoria dell’Asoc (Associazione solidarietà e cooperazione), presieduta da Aldo Prestipino: considerare l’Eritrea (e gli altri Paesi in via di sviluppo) dei partner con cui fare commercio equo e solidale, favorendo così il rilancio.
Baire è il segretario del sindacato dei lavoratori eritrei (Ncew) e ieri ha fatto visita ai dirigenti dell’Asoc, in corso Fogazzaro. «Il vero problema dell’Eritrea - attacca - è legato alla disputa sui confini con l’Etiopia. Dopo la guerra sanguinosa, costata decine migliaia di morti, ora c’è una stasi, che però non aiuta a fare chiarezza. Dopo gli accordi di cooperazione stipulati con l’Italia prima dello scoppio del conflitto, nel ’98, tutto si è bloccato. E sono pochi coloro disposti a investire sull’Eritrea, anche se nel corso degli anni precedenti la guerra le infrastrutture sono state potenziate e l’economia è cresciuta dell’8-9 per cento all’anno».
L’Asoc opera nel Corno d’Africa da oltre un decennio e si occupa soprattutto di agricoltura. «Collaboriamo con il sindacato di Tekeste Baire dal ’95 - rivela Prestipino - da quando ci ha chiesto di sostenerlo nello sviluppo di alcune cooperative agricole e artigianali a Tocombia, nella regione del Gash Barca, a circa 300 chilometri da Asmara».
E siamo proprio nella zona calda del Paese, a poca distanza dai confini discussi con l’Etiopia. «Durante la guerra - prosegue Prestipino - sono state distrutte le nostre costruzioni e abbiamo dovuto ricominciare daccapo. La situazione è esemplificata dalle decisioni prese dalla Regione Veneto: da quando l’Etiopia ha rifiutato di sottoscrivere un accordo comune sulla questione confini, Venezia non ha più deliberato di stanziare aiuti per il Corno d’Africa».
Gli eritrei si aspettano molto dall’Italia. Dai tempi dell’avventura coloniale, tra i due paesi c’è un rapporto particolare. Ma cosa pensano dell’Italia? Bene o male? «Bene, ovviamente - risponde Baire -. Nel nostro Paese gli italiani hanno una fama di brave persone. Dal punto di vista commerciale sono stati allacciati rapporti anche con il Qatar, l’Arabia Saudita; ci aspettavamo molto dall’accordo di collaborazione con l’Italia, ma la guerra ha spezzato tutto. Confido in una rapida ripresa delle trattative».
Bel frattempo il leader del sindacato Ncew è stato ospite del Congresso nazionale della Cisl, a Roma. «Per noi è stato fondamentale l’appoggio ricevuto dai colleghi italiani e dall’Asoc - conclude -. E vorrei ringraziarli per esserci stati vicini nei momenti più delicati per lo sviluppo dell’Eritrea».