I bambini lavoratori esigono i loro diritti
Un articolo apparso sul più importante quotidiano spagnolo:
EL PAIS
Dal titolo
Los niños trabajadores exigen sus derechos
Las ONG piden que se regule el empleo infantil en vez de prohibirlo
A. G. ROJAS / L. CAMBRA - Nueva Delhi / Ciudad del Cabo - 02/02/2009
Traduzione in Italiano
I bambini lavoratori esigono i loro diritti
Le Ong chiedono che si regoli il lavoro infantile anziché proibirlo
Sono 218 milioni nel mondo. Bambini che, davanti alla inefficienza
delle politiche per eliminare il lavoro minorile, lasceranno la loro
infanzia alle spalle, vendendo per strada, badando agli animali o
pulendo la casa. Per la mancanza di alternative, i bambini hanno
iniziato a organizzarsi per lottare per i loro diritti: ad apprendere
un lavoro, a rimanere in casa se si ammalavano, a educarsi, a giocare.
La notizia in altri siti web, siti in spagnolo.
In
Africa, 72 milioni di bambini e giovani fanno parte del MEEJT
(Mouvement Africaine Enfants et Jeunes Travailleurs) presente in 20
paesi. MAEJT inizio il suo movimento 10 anni fa nella costa di Marfil.
Iniziarono con le bambine domestiche con l'aiuto della ONG Enda Tiers
Monde. “Non è un sindacato, è più vicino ad un movimento culturale”,
dice Fabrizio Terenzio, responsabile di Enda, che spiega che i suoi
rappresentanti vanno per le case a convincere i padroni a lasciar
studiare i ragazzi, parlare con gli Imam affinchè li appoggino,
organizzano marce....Secondo Terenzio, pochi si oppongono “E' un
piacere sentir parlare questi bambini dei propri diritti quando prima
erano invisibili, spazzatura”. In Ruanda Joseph Niyibizi, che adesso ha
20 anni, è riuscito a finire le scuole superiori grazie
all'associazione dove sorvegliava il posto e rispondeva al telefono.
“Abbiamo tolto dalla strada bambini fino ai 7 anni” racconta. Essere
del movimento già promuove una autostima dei piccoli, dice Terenzio,
che espone la lontananza tra la legislazione che proibisce il lavoro
minorile e la realtà dei paesi poveri. “Non vogliamo lavorare, però
siamo obbligati, così che è meglio che ci organizziamo”. Habla Rani, 17
anni, presidente di Badthe Kadam (Camminando in avanti in hindi), una
associazione in India. “Noi bambini di strada subiamo abusi: siamo alla
mercé dei nostri datori di lavoro e della polizia”assicura. Lei ha
subito botte della polizia, alcune sue amiche furono violentate dai
propri padroni. Due ogni tre bambini di strada hanno subito qualche
tipo di abuso, secondo uno studio del 2007 del governo indiano. Badhte
Kadam lavora con la ONG Chetna, che aiuta i ragazzi a denunciare gli
abusi o ad avere un assistenza medica. Subhash Kumar, assessore
dell'organizzazione, dice “Tutti i bambini hanno diritto a
sopravvivere, ad essere protetto e a partecipare alle decisioni che
riguardano la loro vita”. Il direttore, Sinjay Gupta, dichiara
“Vogliamo che nessun minore lavori. Però non possiamo essere ipocriti e
chiudere gli occhi: mentre non esistano le condizioni ideali, dobbiamo
proteggere i bambini”. Uno dei progetti più innovativi è la Banca dei
Bambini dello Sviluppo della ONG Butterflies, gestita dai bambini
stessi. Dall'India si è espansa in Nepal, Bangladesh, Sri Lanka,
Afganistan y Kirguizistan. In tutto, 6000 sono i membri minori, con un
deposito di 1.7 milioni di rupie (circa 26.600 euro). Si cerca di
risparmiare, di utilizzare al meglio il denaro” spiega la responsabile
del progetto, Suman Sachdeva. Rohit, di 12 anni, vuole essere un
medico. Lavora di giorno raccogliendo l'immondizia. Nel pomeriggio, si
occupa della succursale nella parte vecchia di Delhi. I clienti
depositano tra le 20 e le 50 rupie (da 0.30 a 0.80 euro) che lui conta
e li segna. “Devo essere responsabile” spiega sorridente. La banca fa
anche prestiti senza interessi per creare una piccola attività, come un
negozio di dolci. Lui ha risparmiato in un anno 1500 rupie (23.48 euro)
che userà per i suoi studi di medicina. “Con questi soldi noi bambini e
giovani possiamo decidere un po di più per noi stessi”dice.