Una Vittoria del Movimento dei Bambini e Adolescenti Lavoratori e del Popolo boliviano
In Bolivia è in corso un’ importante pacifica rivoluzione politica e sociale, al centro della quale c'è il progetto di passare da un modello economico fondato esclusivamente sul PIL a uno fondato sulla qualità della vita: il “Buen Vivir”.
Mentre in Europa per nascondere quanto il modello economico fondato sulla necessità ossessiva del rilancio dei consumi non sia in grado di assicurare una degna qualità di vita per tutti, gli Stati europei inseriscono il giro di affari di attività criminali e dell'evasione fiscale tra i fattori di crescita del PIL , per tenere fittiziamente in piedi questo totem inservibile; in Bolivia si costruiscono premesse sociali ed economiche nuove e interessanti, tenendo come riferimento il “Buen Vivir”.
Per fare questo la Bolivia si è data una nuova Costituzione che riconosce la multiculturalità presente nel Paese, definendosi Stato Plurinazionale e riscrivendo leggi e codici in grado di corrispondere alle culture e alla società del propio specifico contesto.
Nei mesi scorsi, dopo un lungo dibattito che ha coinvolto un vasto arco di forze, tra le quali migliaia di bambini e adolescenti lavoratori che hanno manifestato nelle piazze della Capitale e non solo, è stato approvato il nuovo Codice dell'infanzia e dell'adolescenza (Código Niña, Niño y Adolescente).
La pressione dei Movimenti dei Bambini e Adolescenti Lavoratori e di altre organizzazioni popolari ha fatto sì che nel nuovo Codice si inserisse un Capitolo relativo al lavoro minorile, con un taglio fortemente progressista.
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro, Agenzia dell'Onu, da sempre considera il Lavoro minorile un delitto da perseguire, ponendo il limite dei 14 anni come età minima di accesso al lavoro e a questo fine, nel corso di decenni, ha fatto confluire sulle politiche abolizioniste del lavoro minorile dei vari Stati, miliardi di euro ed emanato disposizioni repressive, che avrebbero dovuto eliminare il lavoro minorile nel mondo. La realtà dei fatti dimostra tutto il fallimento di questa impostazione: il lavoro minorile continua a coinvolgere milioni di bambini e adolescenti e le politiche abolizioniste hanno spesso complicato invece che risolvere i problemi delle famiglie più povere. Soprattutto in tutti questi anni non si è potuto né parlare di protezione del lavoro infantile, né di tutele sociali né di programmi educativi a favore dei bambini lavoratori, che spesso sono stato emarginati in un’area di esclusione e di invisibilità.
Per questo il Movimento dei Bambini e Adolescenti Lavoratori di Bolivia ha chiesto al Presidente Evo Morales che nel Codice si rompesse il tabù dell'età minima di 14 anni per poter lavorare, perché la realtà sociale e culturale del Paese lo richiedeva. E lo richiedeva non solo in termini di “necessità economica” ma in termini di rispetto e continuità con codici culturali propri del' ecosistema antrópico-culturale boliviano.
E' così che l'articolo 129, paragrafo 1 e 2 del Capitolo VI del Codice dell'Infanzia e dell'Adolescenza dice letteralmente:
1) Si fissa come età minima per lavorare i 14 anni di età.
2) Eccezionalmente, gli Assessorati preposti alla Difesa dell'Infanzia e dell'Adolescenza potranno autorizzare l’attività lavorativa per conto proprio di bambine, bambini o adolescenti da 10 a 14 anni, e l’attività lavorativa per conto altrui di adolescenti da 12 a 14 anni, sempre che questa non vada a scapito del loro diritto alla educazione,non sia pericolosa, insalubre, che non attenti alla loro dignità e sviluppo integrale, e non si tratti di attività espressamente proibita per legge.
Un testo dunque moderato e con tutte le attenzioni del caso, che rappresenta però una grandissima differenza di approccio al tema, un modo compartecipe di guardare al fenomeno del lavoro minorile per quello che effettivamente è, fuori da ideologie scollegate dalla realtà.
A fronte di una grande considerazione positiva venuta da più parti per il Codice boliviano, (il Molacnats Movimento latinoamericano che riunisce tutti i Movimenti di bambini e adolescenti lavoratori del Continente, si è pronunciato molto positivamente su quanto sancito dal Codice) non sono mancati e non mancano coloro che, con varie posizioni, tendono a voler criminalizzare il Parlamento boliviano reo, secondo loro, di aprire la strada allo sfruttamento del lavoro minorile.
E' il caso di Parlamentari europei del gruppo conservatore che si sono prodigati per portare la questione alle competenti Commissioni europee perché a Bruxelles si prenda posizione contro il deliberato boliviano. Addirittura si è ventilata la possibilità di richiedere sanzioni economiche contro la Bolivia!
Italianats, una associazione italiana che riunisce varie organizzazioni che da anni sostengono i Movimenti dei Bambini e Adolescenti Lavoratori con progetti di cooperazione e scambi di competenze, fa proprie le preoccupazioni del Molacnats che vede, nelle prese di posizione di organi di stampa e parlamentari statunitensi ed europei, una ingerenza indebita in uno Stato sovrano e, nel merito del Codice dell'Infanzia e dell'Adolescenza di Bolivia, la volontà di contrastare una democratica e partecipata riscrittura del Diritto al lavoro, rispettosa delle culture locali e tesa ad affermare un modello economico alternativo a quello applicato in Usa e Europa.
Italianats esorta la stampa a dare una corretta informazione sullo scenario boliviano dove, non solo in materia di infanzia, si sta concretizzando un processo interessante e che stimola una riflessione a tutto campo sui nostri progetti di futuro, e al quale anche il nostro continente dovrebbe guardare con interesse.
Italianats chiede ai rappresentanti politici italiani ed europei di evitare ingerenze in uno Stato sovrano quale è la Bolivia, di garantire la libera espressione del Popolo boliviano e di impedire crociate ideologiche sul un tema tanto delicato e serio quale è quello del lavoro minorile.
Il Presidente
Aldo Prestipino