Gaza: fermiamo le bombe

Il . Inserito in Comunicati stampa

ASoC aderisce a questo comunicato stampa di Italianats del 15 gennaio 2009

Di fronte ai gravi fatti di Gaza, che riguardano anche centinaia di bambine, bambini e adolescenti palestinesi, ITALIANATs, che, pur rivolgendosi in particolare ai minori lavoratori, si batte anche in generale per il rispetto dei diritti di tutta l’infanzia, sente il dovere di pronunciarsi pubblicamente su quanto sta avvenendo in quella martoriata striscia di terra.

In questi giorni si sono moltiplicate e confrontate infinite e a volte sofisticate analisi politiche. Noi non vogliamo aggiungere altri “esercizi di stile” di fronte a questa tragedia che trasuda sangue e che ci obbliga a parole rigorose ed essenziali. Degli ottocento palestinesi morti ( ma il bilancio continua ad aumentare giorno dopo giorno, nella macabra contabilità della guerra) almeno trecento sono bambini e adolescenti. Questa è la sola “verità” indiscutibile che ci interessa. Trecento corpi inermi massacrati, trecento volti sfigurati, trecento voci spente, trecento progetti di vita recisi per sempre. Quei bambini ci interpellano e ci obbligano a non volgere lo sguardo dall’altra parte, come in troppi stanno facendo in questi momenti bui. Qualsiasi supposta ragione anteriore a quelle morti si è dopo trasformata in colpevole responsabilità, poiché nulla può giustificare quell’infanticidio, nulla lo può redimere, nulla lo può assolvere: né le insane azioni della realpolitik militare, né il bilancino della proporzionalità della risposta a un presunto danno subito, né, infine, le ipocrite alchimie lessicali che parlano di “giusto prezzo”, “danni collaterali”, “diritto alla difesa”.

Il silenzio di quei bambini palestinesi assassinati urla attraverso lo spazio breve che ci separa da Gaza; urla e dice che quelle morti non ci dovevano essere e se ci sono state ciò è responsabilità etica, politica e storica di chi le ha provocate. Non ci si accusi, per questo, di “antisemitismo”: quando ci saranno trecento bambini israeliani massacrati saremo pronti a denunciare il crimine, perché per noi i diritti dell’infanzia non hanno nazionalità. Ma oggi quei bambini morti sono palestinesi e noi dolorosamente, luttuosamente ci schieriamo dalla loro parte, contro chi li ha uccisi.

Nel luogo dove quei bambini sono stati sepolti, il governo di Israele ha sepolto anche il cosiddetto “interesse superiore del bambino”, comodo alibi ideologico quando si tratta di ammansire le coscienze, di fatto orpello senza significato quando riprende il sopravvento la logica della armi.

Ma noi non vogliamo rassegnarci a questa “banalizzazione del male”, a questa abitudine al sopruso e al genocidio che allenta e intorpidisce i  meccanismi morali di reazione e di indignazione. Per questo condanniamo l’azione del governo israeliano e ci schieriamo a fianco della popolazione civile di Gaza: perché questa volta, lo ripetiamo, i bambini morti sono loro.

Anche se siamo una voce debole, sentiamo ugualmente l’autorità morale per esigere l’immediata cessazione delle operazioni militari e il ripristino delle condizioni per tentare ancora un cammino di pace.

Quelle trecento tenere vite sacrificate lo chiedono e lo meritano.

ITALIANATs 

 

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