Condividiamo l'emozione e la gioia di Estela Carlotto
In questi giorni è sulle pagine dei giornali di tutto il mondo la notizia della ricomparsa del nipote di Estela Carlotto, nato mentre la figlia Laura era prigioniera tra il 1977 e il 1978 in centro clandestino di detenzione della dittatura militare Argentina.
Partecipiamo alla emozione e alla gioia di Estela Carlotto Presidente delle Nonne di Piazza de Mayo con la quale abbiamo avuto occasione di collaborare.
Estela Carlotto è nata a Buenos Aires il 22 ottobre 1930. Si è sposata con Guido Carlotto, piccolo industriale chimico oriundo di Arzignano (VI). Dalla loro unione sono quattro figli: Laura, Claudia, Guido e Remo. Estela ha lavorato come insegnante elementare e poi come direttrice di scuole elementari.
Nel giugno 1977 suo marito Guido viene sequestrato e rilasciato dopo il pagamento di un riscatto. A novembre dello stesso anno viene sequestrata sua figlia Laura. Il 26 giugno 1978 Laura dà alla luce, nell'ospedale militare di Buenos Aires, un bambino che avrebbe voluto chiamare Guido. Il 25 agosto 1978 Laura Carlotto viene assassinata alla periferia di La Plata e la salma viene restituita ai familiari. Esami necroscopici, la testimonianza di altri detenuti e di militari concordano sulle modalità del parto e sul fatto che il bambino è nato sano.
Nel 1978 Estela Carlotto si integra al gruppo “Nonne argentine di nipotini scomparsi” che poi diventerà la “Asociación Abuelas de Plaza de Mayo”, di cui diverrà presidente, promuovendo una campagna nazionale per la ricerca dei bambini figli di desaparecidos, dati in adozione dai militari.
La foto allegata è stata scattata ad Arzignano nel 2004 in occasione di una iniziativa pubblica promossa dalla Amministrazione Comunale nel quadro di un progetto di cooperazione del quale anche ASoC aderiva. La foto mostra Estela Carlotto con Ana Bertarini rappresentante del gruppo Argentina di ASoC che, nell'incontro pubblico di Arzignano, fu anche la traduttrice dell'Abuela de Plaza de Mayo.
Dal 2002 al 2006 in Argentina a sostegno della popolazione di un Paese devastato dal default del novembre 2001, dove persino negli ospedali mancavano le medicine, Asoc ha realizzato, con la collaborazione dell'Associazione farmacisti, diverse Ulss e la Regione del Veneto, ben tre progetti: Gauchos de la Pampa; Medicine sotto l'Albero e Apparecchiature mediche per gli ospedali.
Nel corso di questa mobilitazione, ASoC ha posto con forza la condizione dei diritti umani in Argentina e alla manifestazione di Arzignano del 2004 ha propiziato la recita dello spettacolo teatrale opera di Adriano Marcolini dal titolo: "Riflessi" che parla della dittatura Argentina, dell'arresto, prigionia e morte della Figlia di Estela Carlotto e la scomparsa del nipotino nato in prigionia.
Il nipote di Estela è il 114esimo nipote ritrovato, ma le "Nonne" sono ancora alla ricerca di altri 380 'nietos'.
Aldo Prestipino
Così ne ha dato notizia Il Giornale di Vicenza il 7 agosto 2014
ARZIGNANO. La “nonna coraggio” si batte da sempre per dare voce alle vittime della dittatura argentina ed è diventata il simbolo delle donne di Plaza de Mayo
Estela ritrova il nipote “desaparecido”
A volte i veli della storia, anche quella più buia, si squarciano nei modi più inattesi. Estela Barnes Carlotto, simbolo delle madri e delle nonne di Plaza de mayo a Buonos Aires, che da decenni lottano per fare luce sulla sorte dei loro cari desaparecidos durante la dittatura militare, ha abbracciato per la prima volta suo nipote.
Oggi è un uomo di 36 anni che si chiama Ignacio Hurban, ma la madre, Laura, figlia di Estela e di Guido Carlotto, un arzignanese che ere emigrato in Argentina, avrebbe voluto chiamarlo come il padre. Non potè farlo. Laura era impegnata politicamente contro la giunta militare del generale Jorge Videla e nel 1977, assieme al suo compagno del quale era incinta di tre mesi, fu prelevata e fatta sparire. Già in precedenza anche il padre Guido era stato preso e poi rilasciato.
Laura fu portata all´Esma, la Escuela de mecanica de la Armada, tristemente famosa per essere diventata un centro di segregazione e tortura per i dissidenti durante la “guerra sucia”, la guerra sporca tra oppositori e dittatura che, instauratasi nel 1976, sarebbe caduta nel 1982, l´indomani della sconfitta argentina a opera della Gran Bretagna nel conflitto delle isole Malvinas. Di lì a pochi mesi, nel 1978, nacque il bimbo, che come moltissimi altri figli di desaparecidos, se ne contano circa 400, fu dato in adozione a sconosciuti.
A Laura fu risparmiato il “volo della morte", il lancio da un aereo che sorvolando l´estuario del Rio de la plata lasciava cadere in mare i desaparecidos, spesso ancora vivi e intontiti dalle droghe, così drammaticamente descritto da Horacio Verbitsky nel suo libro “El vuelo”. La sua fine non fu però meno tragica. La giovane, di appena 23 anni, infatti, fu trovata uccisa con un colpo al ventre e il volto devastato nell´agosto del 1978.
Nonostante le ricerche della nonna Estela, del bimbo non si trovò più traccia. Fino a due giorni fa. Dopo 36 anni a farsi avanti è stato Ignacio-Guido, musicista che vive a Olavarria, nella provincia di Buenos Aires, che sapendo di essere stato adottato aveva avuto il dubbio di poter essere figlio di desaparecidos.
Di qui il contatto con l´associazione delle “Nonne di Plaza de mayo”, delle quali Estela Carlotto, che oggi ha 83 anni, è presidente, l´esame del Dna, i riscontri e la risposta. Inequivocabile. Ignacio-Guido è il figlio di Laura Carlotto, quindi quel nipote che Estela ha così caparbiamente cercato, dedicando gli ultimi 35 anni all´impegno per i desaparecidos e riuscendo a ritrovare fino a ieri 113 nipoti. Oggi, con il suo, sono 114.
Indicibile la gioia della donna per una notizia che ha fatto subito il giro del mondo e che è rimbalzata naturalmente anche ad Arzignano, dove molti ricordano non solo suo marito Guido, mancato nel 2001, ma anche lei. Estela Carlotto, infatti, negli anni è venuta ad Arzignano un paio di volte.
«Ora c´è un Carlotto in più - dice oggi raggiante Estela -: ancora non so quale sia la sua storia, l´ho ritrovato solo qualche ora fa...». La donna ricorda e ringrazia poi l´Italia: «Ricordo i processi, la solidarietà. Ci avete aiutato infinitamente. Ci identifichiamo in tutto con il nostro Paese di origine».