Partecipazione infantile: un?altra occasione perduta!
Si comincia comunque male. Nonostante nel sito dell’OIL si dica che tutto il percorso organizzativo della conferenza sarà accompagnato da un processo di ampia consultazione, in realtà proprio da questo processo di coinvolgimento sono stati esclusi i bambini lavoratori e le loro organizzazioni, con una colpevole dimenticanza del preciso mandato partecipativo della “Convenzione sui Diritti del Bambino”.
Italianats, rete di organizzazioni che appoggiano i Movimenti dei bambini e adolescenti lavoratori nel mondo, e Pronats, analoga rete presente in Germania, hanno sollecitato il bureau della Conferenza affinché invitasse i rappresentati del Movimento mondiale dei bambini e adolescenti lavoratori, ma senza esito.
Si ripropone così un vecchio errore e cioè quello di far credere che il lavoro minorile si possa eliminare dall’alto, con delle leggi forzatamente e coercitivamente abolizioniste, mentre la realtà dimostra che le campagne promosse dall’OIL non intaccano il fenomeno e che occorrono invece serie e radicali politiche di sostegno ai processi di inclusione socioeconomica.
In sostanza sono la povertà, i meccanismi della emarginazione, il conseguente degrado sociale, i fattori che determinano fenomeni di sfruttamento del lavoro minorile: se non si denunciano, se non si aggrediscono le cause profonde della povertà e se gli stessi bambini e adolescenti lavoratori non vengono riconosciuti come soggetti sociali in grado di contribuire alla propria emancipazione, si continuerà a cercare di sanare per via giuridica e con qualche azione compensatoria un problema sociale non risolto per precise responsabilità di modelli e gruppi dominanti.
Esiste da vari decenni un vasto e forte movimento a livello mondiale, formato da bambini e adolescenti lavoratori, che rivendicano il diritto di essere coinvolti nelle decisioni che li riguardano e che propongono una linea alternativa che non punta all’abolizione del lavoro, perché quel lavoro non solo permette loro di aiutare le famiglie e pagarsi gli studi, ma spesso è l’unico strumento di inserzione sociale, di autostima, di identità. Certo, questo non significa assolutamente accettare le condizioni, spesse volte dure e violente, in cui i bambini sono costretti a lavorare. Contro tutto ciò la lotta dei bambini lavoratori è decisa e senza mediazioni. Ma l’obiettivo non è quello di una “erradicazione” forzata e poliziesca del lavoro infantile, ma piuttosto quello di un cambiamento delle condizioni di impiego dei bambini lavoratori, riducendo l’orario di lavoro, prevedendo scuole con orari adatti a utenti che debbono lavorare, in una parola rivendicando un lavoro degno e fonte di liberazione, di emancipazione.
Le sollecitazioni per la Conferenza all’OIL che nei mesi scorsi sono venute da diversi Movimenti di BambiniLavoratori, non volevano essere in diretta contrapposizione, né una passiva accettazione delle loro tesi, ma il riconoscimento del diritto a essere ascoltati, della legittimità di porsi come interlocutori, anche solo in veste consultiva, in ogni occasione e di fronte a ogni istanza che pretende di prendere importanti decisioni sulla loro vita. Purtroppo siamo di fronte ad un’altra occasione perduta, ancora una volta questa giusta richiesta è rimasta senza risposta e ciò mina la legittimità stessa delle decisioni che verranno prese all’Aia, in quanto non coerenti con lo spirito e i precisi dettami etici e giuridici della Convenzione sui Diritti del Bambino.
Per compensare, anche solo simbolicamente questa omissione del diritto partecipativo dell’infanzia, per far sentire la voce dei bambini e adolescenti lavoratori, Italianats ha deciso di organizzare un incontro alternativo all’Aia, negli stessi giorni in cui si svolgerà la Conferenza dell’OIL, con una rappresentanza dei bambini e adolescenti lavoratori delegati dei Movimenti di diversi continenti e delle altre organizzazioni che in Germania, Belgio, Francia e Spagna sostengono detti Movimenti. Ci è sembrato il minimo che si dovesse fare e lo abbiamo sentito come un imperativo etico e politico coerente con la nostra storia e il senso profondo della nostra identità.
Sarà uno sforzo impegnativo, ma crediamo assolutamente necessario portare la voce dei protagonisti in quella sede dove tanti organismi internazionali sembrano non aver inteso che quello della partecipazione dell’infanzia non è un ornamento decorativo per qualche discorso di maniera, ma una obbligazione reale per tutti coloro che abbiano realmente a cuore “l’interesse superiore del bambino”.
Per milioni di bambini lavorare rappresenta non solo la possibilità di sopravvivere e di pagarsi gli studi, ma anche l’unico spiraglio di inclusione sociale, di ricostruzione dell’autostima, di organizzazione e di riconoscimento di un vero e proprio protagonismo sociale. Non ascoltarli, non riconoscerli come soggetti di promozione dei diritti dell’infanzia, significa tradire quei principi democratici ai quali tutti noi dichiariamo di riferirci.
Per questi motivi ci permettiamo di chiedere a tutte le persone e a tutte le organizzazioni che credono nel diritto dei bambini e adolescenti a partecipare alle scelte che li riguardano, il loro sostegno per far fronte a questa iniziativa, aiutandoci a divulgare il presente comunicato e a lanciare una sottoscrizione per le spese che si dovranno affrontare.
Cordiali saluti
Aldo Prestipino
Presidente di Italianats