Maejt, contro la schiavitù del lavoro minorile
In Niger gli stati generali dell’organizzazione dal basso che combatte lo sfruttamento del lavoro minorile in Africa
di Milena Nebbia
Nel giugno del 1994, a Baoukè, in Costa D’Avorio, un gruppo di bambini lavoratori, riuniti in occasione della giornata del Bambino africano, riflettendo sui diritti dell’infanzia, analizzarono quali tra i diritti della Convenzione dei Diritti dei Bambini (Onu 1989) fossero quelli veramente utili per i bambini lavoratori.
Dopo un’ampia discussione stesero una loro lista di 12 diritti che consideravano sarebbero stati necessari per migliorare la loro situazione e sui quali tutto il Movimento si sarebbe impegnato, non solo a rivendicarli, ma soprattutto a concretizzarli (leggere e scrivere, esprimersi, giocare e avere tempo libero, stare nel villaggio, riposarsi quando si è malati…).
Quell’incontro determinò la nascita del Maejt, Mouvement African des Enfants et Jeunes Travailleurs – Movimento africano dei bambini e giovani lavoratori. Da allora, a distanza di quasi venticinque anni, il Movimento opera in 27 paesi africani e alla fine del 2017 contava 1.097.774 membri e simpatizzanti, inclusi 336.948 membri effettivi, raggruppati in 4.693 gruppi di base confederati in 415 associazioni. La maggioranza, il 73,8% dei membri, sono bambini (di età inferiore ai 18 anni) il 58% ragazze.
L’Unicef denuncia i gravi ritardi sulla salvaguardia dei diritti dei minori a livello globale. Nell’Africa subsahariana è costretto a lavorare il 28% dei piccoli tra i 5 e i 14 anni, circa 150 milioni di bambini.
I dati dell’Onu per l’infanzia sono arrivati in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento minorile che ogni anno si celebra il 12 giugno. A ricordare le cifre del fenomeno, che coinvolge soprattutto i paesi più poveri, è stato Giacomo Guerrera, Presidente di Unicef Italia, che ha precisato come la più alta percentuale di bambini lavoratori si trovi nell’Africa subsahariana. Subito dietro ci sono l’Africa Centrale e dell’Ovest con poco meno del 28% e l’Africa dell’Est e del Sud con il 26%.
Per quanto riguarda le bambine, l’allarme riguarda in primis i lavori domestici. Secondo quanto svelato da un recente rapporto Unicef citato da Guerrera, le minori tra i cinque e i 14 anni impiegano il 40% in più di tempo (pari a 160 milioni in più di ore ogni giorno) in lavori non pagati nelle abitazioni e nella raccolta di acqua e legna da ardere rispetto ai bambini della stessa fascia di età.
In questi giorni, fino al 29 settembre, a Niamey, la capitale del Niger, si sta svolgendo il decimo forum dei Bambini Africani.
Per capire obiettivi e risultati attesi, ne abbiamo parlato con Aldo Prestipino, che, come Presidente di ASoC, un’associazione di solidarietà e cooperazione vicentina e di Italianats, network di organizzazioni italiane che operavano a favore del Movimento dei Bambini lavoratori in Africa, Asia e America Latina, ha partecipato a tre assemblee africane del Maejt in Senegal, Burkina Faso e Benin.
Gruppi di base, associazioni…esattamente com’è strutturato il Movimento?
“I Movimenti dei Bambini lavoratori sono costituiti e gestiti da minorenni i quali in modo democratico eleggono i propri rappresentanti territoriali, regionali e nazionali. Durante i loro incontri i bambini discutono e riflettono sulla propria esperienza di lavoratori e, grazie a questo scambio di opinioni, decidono su quali attività impegnarsi, quali siano i progetti da portare avanti, quali diritti da difendere e come tutelare l’infanzia lavoratrice. Gli adulti sono presenti nei Movimenti come accompagnatori e collaboratori: i veri protagonisti sono e devono rimanere i bambini. Gli adulti cercano di fornire loro strumenti e supporto nelle sedi in cui la condizione di minorenni glielo nega, ad esempio per affittare una stanza, per far registrare uno statuto e per tutte quelle attività che possono essere fatte solo da un maggiorenne”.
E praticamente questo si traduce in cosa si traduce?
“Le posso raccontare una della tante straordinarie pratiche di questi ragazzi. Durante le loro riunioni, possiamo immaginarle come delle riunioni di un piccolo sindacato di base, capita che uno di loro informi il gruppo di aver trovato un ragazzo o una ragazza che gli ha parlato che nel villaggio che magari dista a 10 km, ci sono dei bambini che vengono schiavizzati e non possono avere nessuna istruzione, oppure che le bambine vengono forzate a matrimoni precoci, oppure che vengono spinte a lasciare il villaggio prematuramente. Così organizzano un gruppetto di loro che vada là a incontrarli ed ad aiutarli a trovare una soluzione. Succede però che spesso i dialetti parlati siano differenti da villaggio a villaggio e che quindi risulti difficile spiegarsi. Per cui i giovani militanti del Maejt preparano dei tabelloni figurati dove illustrano i casi di maltrattamento i casi di mancata istruzione e quelli che sono i 12 diritti dei bambini. I bambini del villaggio capiscono che i maltrattamenti non sono giusti e che hanno dei diritti e decidono di formare un gruppo di base, la volta successiva che arriveranno i membri del Maejt chiederanno uno incontro con il Capo villaggio e i delegati esporranno la loro situazione e la violazione dei diritti dell’infanzia. Il capo villaggio si vede costretto a convocare i membri del villaggio e a affrontare il problema. Per fare i tabelloni occorre essere buoni disegnatori e non tutti lo sono, però con questa pratica si sono selezionati un numero ampio di validissimi disegnatori che da qualche anno hanno iniziato a produrre anche dei video sulle problematiche evidenziate. Ce n’è uno molto valido, ad esempio, che parla del problema dei matrimoni precoci realizzato da loro, con i contributo di grandi agenzie”.
L’obiettivo dell’assemblea in corso in Niger?
“Sono riuniti circa 150 delegati, tra i 7 e i 18 anni, delle 415 associazioni di Maejt presenti in 27 paesi africani, osservatori provenienti da molti altri paesi ed un certo numero di ospiti, tra i quali studiosi e docenti universitari nonché rappresentanti di numerose istituzioni e associazioni. I primi tre giorni dell’Assemblea i delegati di ogni Paese racconteranno in Assemblea plenaria cosa è migliorato e cosa è peggiorato in riferimento ad ognuno dei 12 diritti nel loro Paese e le attività che anno svolto negli ultimi tre anni. Possiamo immaginare quanti spunti di riflessione e buone pratiche da socializzare avranno. I successivi tre giorni li utilizzeranno per discutere e definire gli obiettivi del prossimo triennio con al centro i temi: la violenza sui bambini, dell’emigrazione dei minori, la violazione dei diritti, il degrado ambientale, e le Attività generatrici di reddito che vengono promosse dal Movimento”.
Dopo la partecipazione al Maejt, ci raccontava, avete iniziato ad ospitare alcuni bambini lavoratori in Italia.“Esattamente, per quindici anni abbiamo organizzato l’arrivo di delegazioni di bambini del Movimento qui in Italia con un ricco programma di incontri con centinaia di scolaresche, associazioni, enti e Istituzioni. Sono state esperienze molto intense che muovono le coscienze molto al di là di quanto si possa credere. E’ un’esperienza forte e formativa per i ragazzi che arrivano ed è una scoperta alle volte spiazzante e coinvolgente al massimo per le realtà che incontrano nel nostro paese”.
Questo articolo di Milena Nebbia è apparso su Q Code Mag